Oggi si ricordano i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, celebrando in tutta Italia il Giorno del ricordo, solennità civile nazionale istituita nel 2005 per legge il 10 febbraio.
I massacri delle foibe
Le foibe sono delle grandi feritoie o inghiottitoi carsici, talvolta di dimensioni spettacolari, tipici del Friuli-Venezia Giulia e con i massacri delle Foibe si fa riferimento agli italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe dalle milizie della Jugoslavia di Tito verso la fine della Seconda guerra mondiale. Termine inadatto visto che solo una minima parte delle vittime fu occultata nelle foibe, mentre la maggior parte perse la vita nelle prigioni, nei campi di concentramento iugoslavi o nel trasferimento.
L’esodo giuliano dalmata
Al massacro delle foibe seguì l‘esodo giuliano dalmata, ovvero l’emigrazione più o meno forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, territori italiani prima occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia tramite i trattati di pace di Parigi del 1947.
La storia
La prima ondata di violenze seguì l’8 marzo 1943 e lo sfaldamento delle forze armate italiane seguite al crollo del regime di Mussolini; si instaurarono ‘poteri popolari’, l’Istria venne annessa alla Croazia e subito cominciarono gli arresti.
La maggioranza dei condannati fu gettata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita. Le uccisioni, secondo alcune fonti, erano estremamente crudeli: i condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe, poi si appiccava il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, trascinavano con sé gli altri.
Alcune delle uccisioni sono rimaste impresse nella memoria comune dei cittadini, come quella di Norma Cossetto (cui è stata riconosciuta la medaglia d’oro al valor civile), di don Angelo Tarticchio e delle tre sorelle Radecchi.
La strage
Dal maggio del 1945 ci fu la seconda fase del fenomeno con il più alto numero di vittime.
Gli jugoslavi con al comando il generale Petar Drapšin puntarono verso Fiume, l’Istria e Trieste. L’ordine era di occupare la Venezia Giulia nel più breve tempo possibile, incarcerando centinaia di militari della Repubblica sociale italiana.
Le autorità iugoslave diedero il via a un’ondata di arresti, coloro che non accettassero l’egemonia iugoslava, che diffuse il panico tra la popolazione italiana, soprattutto a Trieste, Gorizia e Pola.
Le violenze nelle zone attualmente sotto il confine italiano cessarono solamente dopo la sostituzione della amministrazione jugoslava con quella degli alleati, che avvenne a partire dal 12 giugno 1945 a Gorizia e Trieste; A Fiume gli alleati non arrivarono e le persecuzioni e le violenze continuarono.
Il trattato di pace di Parigi
Il dramma delle Foibe si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947, quando nella conferenza di Parigi venne deciso che per stabilire i confini tra Italia e la Jugoslavia si sarebbe seguita la linea francese. E il 10 febbraio di ogni anno, a partire dal 2005 si celebra il Giorno del ricordo, cerimonia di commemorazione delle stragi e del successivo esodo degli italiani.
Il 10 febbraio
La data del 10 febbraio per il Gorno del Ricordo è stata scelta e istituita con legge n.92 il 30 marzo 2004 e la scelta fa riferimento al giorno in cui furono firmati il trattato di Pace a Parigi con il quale si assegnavano l’Istria, Quarnaro, Zara e parte del territorio del Friuli Venezia Giulia alla Jugoslavia. I territori in questione erano stati assegnati all’Italia con il Patto di Londra, mentre la Dalmazia venne annessa a seguito dell’invasione nazista in Jugoslavia.
Il “Giorno del ricordo” ha il fine, dunque, di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.