Iran, ancora centinaia di studentesse intossicate: genitori e studenti protestano

Il 1 Marzo 2023 moltissime studentesse sono state intossicate. Una delle studentesse tira giù la bandiera dell’Iran dal liceo femminile che frequenta, mettendo a rischio la sua vita. Succede ad Akhundi nella provincia del confine occidentale di Kermanshah, così come in altre città del Paese, i genitori e gli studenti sono arrivati a protestare perfino davanti al ministero dell’Istruzione. 

E’ la nuova ondata di rabbia e malcontento di chi vuole la caduta del regime e sostiene le giovani compagne intossicate per quello che assume sempre di più i contorni di un piano di avvelenamento di massaqualcuno vuole negare alle donne iraniane il proprio diritto all’istruzione.

Centinaia i video e le denunce sui social media in cui le ragazze non riuscendo a respirare svengono, stordite da nausee e dolori alla testa.

Almeno 800 le ragazze ricoverate negli ospedali per crisi respiratorie, intossicate per colpa di un gas tossico inalato. Tutto è cominciato nella città santa di Qom, simbolo della teocrazia, tre mesi fa. Le agenzie di stampa Tasnim e Mehr parlano di avvelenamenti a tappeto che vanno dalla provincia occidentale di Hamedan, a Zanjan e nell’Azerbaigian occidentale, ma anche a sud a Farsal e nella provincia di Alborz a nord. Nessuna è in gravi condizioni, solo una è purtroppo morta. 

Ragazza urla dal dolore

Strazianti le parole che dice una ragazza piangendo e urlando dopo essere stata bersaglio di un attacco chimico nella sua scuola a Teheran.

I can’t breathe
I can’t breathe
crying schoolgirl is repeating this after being the target of chemical attack in her school in Tehran. If this was in the US or in Europe, what would have been the reaction of the world? We need the same support.

ragazza

Non riesco a respirare
Non riesco a respirare
La studentessa piangente lo ripete dopo essere stata bersaglio di un attacco chimico nella sua scuola a Teheran. Se questo fosse stato negli Stati Uniti o in Europa, quale sarebbe stata la reazione del mondo? Abbiamo bisogno dello stesso supporto.

Le indagini della polizia

La polizia persegue col pugno duro mentre il popolo scaraventa loro addosso urla di disperazione e slogan: “Guardie della Rivoluzione, Basij, siete come l’Isis!”. Ma è ancora mistero su chi sia il vero responsabile degli avvelenamenti e quale sia stato il gas utilizzato.

C’è chi considera che il gas sia stato utilizzato come vendetta del regime sulle donne che guidarono la protesta anti-governativa cominciata col rifiuto del velo dopo la morte di Masha Amini avvenuta a settembre.

Le indagini svolte fino ad ora non hanno evidenziato prove sull’utilizzo di “elementi speciali”. Il capo della polizia iraniana ha dichiarato che nessuno è stato ancora arrestato:

“La nostra priorità è trovare la causa dell’avvelenamento delle studentesse e fino ad allora non giudicheremo se sia intenzionale o meno”.

«Il nostro nemico è qui, mentono quando dicono che è gli Stati Uniti»

Questo è lo slogan rilanciato nelle proteste che si sono tenute ieri a Teheran. Sono scesi in piazza genitori e studenti per denunciare gli avvelenamenti ormai sempre più frequenti nelle scuole femminili di tutto il paese. Solo sabato le ragazze intossicate sono state tantissime in diverse province.

Sono tanti i video postati delle ragazze intossicate che venivano soccorse dalle ambulanze. Loro gridavano dalla risperazione e dicevano di non riuscire a respirare, chiedevano aiuto.

Chi è Mahsa Amini

Mahsa Amini, conosciuta anche come Zina, fu arrestata a Teheran Il 13 settembre 2022 dalla polizia religiosa, dove si trovava con la sua famiglia per fare acquisti, a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo, in vigore dal 1981, modificata poi nel 1983 per tutte le donne nel Paese, sia straniere, sia residenti.

Dopo essere stata arrestata per aver indossato l’hijab in modo sbagliato, e condotta presso una stazione di polizia, la giovane è in seguito deceduta in circostanze sospette il 16 settembre, dopo tre giorni di coma, suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica.

La ragazza presentava ferite riconducibili a un pestaggio, nonostante le dichiarazioni della polizia affermassero che era deceduta a seguito di un infarto. Testimoni oculari affermarono che era stata picchiata e che aveva battuto la testa.

L’incidente avrebbe causato un’emorragia cerebrale. La morte di Mahsa Amini, secondo alcune fonti, sarebbe diventata un simbolo di violenza contro le donne sotto la Repubblica islamica dell’Iran. Il presidente Ebrahim Raisi ha chiesto al ministro di aprire un’indagine sull’accaduto.

Di Marika Macellaro

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