Nei giorni passati è stato pubblicato un ampio report dell’Istat che contiene un approfondimento dedicato all’istruzione e alla formazione, nel quale viene presa in considerazione anche la quota dei laureati italiani.
Il numero di laureati in Italia
Dal report si legge che il numero dei laureati italiani è, nell’ultimo anno, in crescita rispetto a quello precedente. In particolare nel 2022 la quota di persone in età compresa tra 25 e 64 anni con un titolo di studi terziario, in Italia, si attesta al 63%, con un +0,3% rispetto al 2021. Nonostante la crescita, tuttavia, siamo ancora lontani dalla media europea, dove si raggiunge una quota complessiva pari al 79,5%.
Le differenze tra le varie regioni
La percentuale nazionale nasconde differenze piuttosto diverse tra le varie regioni: se quattro Regioni superano la soglia del 70%, ovvero Friuli-Venezia Giulia (71,2%), Umbria (71,5%), Provincia Autonoma di Trento (72%) e Lazio (72,1%), ce ne sono cinque che non arrivano al 60%, ovvero Sicilia (52,4%), Puglia (52,5%), Campania (53,8%), Sardegna (54,6%) e Calabria (56,6%).
Le differenze di genere e di età tra i laureandi
Le donne, secondo una propensione ormai stabile da anni, hanno in media più spesso una laurea degli uomini, nella misura del 65,7% contro il 60,3%. Se poi guardiamo la fascia dei giovani in età compresa tra 30 e 34 anni, ci rendiamo conto che in Italia sono il 27,4%, contro il 42% della media europea. Anche in questo caso c’è una grande differenza a livelli regionali: oltre il 30% sono la Valle d’Aosta (30,6%), l’Umbria (30,8%), la Lombardia (31,3%), la Provincia Autonoma di Trento (32,4%), il Molise (32,9%), l’Emilia Romagna (33,2%) e il Lazio (35,9%). Sotto il 20% troviamo ancora una volta due contesti del Mezzogiorno: Sicilia (17,8%) e Puglia (19,6%).
di Noemi Cappuccio