Il termine “fake news” si riferisce a notizie false, fuorvianti o ingannevoli che vengono diffuse come se fossero vere. Esiste – e il Covid ce ne ha dato una nuova dimostrazione – un’industria delle fake news che è il grande nemico della credibilità dei media e il motore della post verità.
Oggigiorno, il giornalismo è costantemente bombardato dalle fake news, cioè notizie false che possono nascere da informazioni completamente inventate per interessi economici, politici oppure da informazioni parziali o scorrette, scritte senza la reale intenzione di dare informazioni scorrette. I motori di ricerca cercano di combattere titoli clickbait e acchiappalike, i social media meno, ed è proprio qui che le fake news dilagano e i lettori finiscono per credere a qualsiasi cosa scritta, senza leggerne il contenuto. Chi scrive fake news ignora totalmente le regole dei giornali che servono per garantire l’autenticità e la credibilità.
Tuttavia, il problema delle fake news può essere aggravato dalla superficialità delle persone che non riflettono sull’origine della fonte e sulla sua affidabilità, condividendo notizie senza verificarle. I giornalisti, invece, sono educati a verificare la fonte e l’accuratezza delle notizie prima di pubblicarle. Per affrontare il problema, i giornalisti e le organizzazioni di media devono continuare ad aderire a standard elevati di verificabilità ed affidabilità.
La legge e le fake news
La legge italiana non ha un articolo specifico riguardante le fake news, ma ci sono diversi articoli che possono essere applicati per affrontare il problema. Ad esempio, l’articolo 21 della Costituzione che, come detto, sancisce la libertà di espressione e la libertà di stampa, ma precisa anche che queste libertà non possono essere utilizzate per diffondere violazioni dei diritti dell’uomo o incitamenti a guerra. Ciò significa che se le fake news causano un danno alle persone o alla società nel loro insieme, i diritti di libertà di espressione e di stampa potrebbero essere limitati.
Le fake news (note ai più come bufale o notizie false) rappresentano una reale minaccia alla stabilità e alla coesione delle società. Tanto più in un contesto come quello attuale, dove le notizie sono ormai accessibili da dispositivi di uso quotidiano come smartphone, Pc o smart speaker. Benché il fenomeno delle bufale esistesse anche prima di Internet, con il web si aumenta il raggio di diffusione delle notizie ingannevoli che, grazie a canali come i social media, possono raggiungere facilmente migliaia di utenti in tutto il mondo, incapaci di applicare il proprio senso critico.
È chiaro che la diffusione di notizie false metta in cattiva luce il panorama online, soprattutto il mondo del giornalismo e i canali che, per loro natura, amplificano la diffusione di contenuti. Per contrastare il fenomeno dilagante, anche l’Unione Europea si è pronunciata, adottando diverse misure “anti fake news”, volte a sostenere l’informazione di qualità, in particolare nel mondo dei social network.
I social network
I social network sono ormai diventati un canale ad uso quotidiano, non solo per la comunicazione tra utenti, ma anche come canale di diffusione di notizie e, in generale, di messaggi. Questi canali favoriscono, infatti, la diffusione di informazioni di qualsiasi provenienza (ad esempio, siti web poco attendibili, profili falsi) e che possono riguardare diversi ambiti, dalla religione alla scienza, dalla medicina alla politica.
Per esempio, è ormai comune trovare rappresentanti politici che su queste piattaforme condividono contenuti architettati per catturare l’attenzione ad ogni costo – tendenzialmente per promuovere emozioni negative come rabbia o paura – senza che le informazioni pubblicate siano effettivamente autentiche e fondate.