Con il cinematografo dei Fratelli Lumière del 28 dicembre 1895 si può iniziare a parlare di cinema vero e proprio, composto da uno spettacolo di proiezione di fotografie scattate in rapida successione, in maniera da dare l’illusione di movimento, a un pubblico pagante radunato in una sala.
Le regole del cinema
I fratelli Lumière proiettano per la prima volta in pubblico il loro primo cortometraggio intitolato “La sortie de l’usine lumière”: l’unica inquadratura che lo compone ritrae degli operai, per lo più donne, con indosso abiti tipici della Belle Epoque, che escono dalla fabbrica di materiali fotografici Lumière, appunto, ed è l’esempio essenziale degli elementi del cinema primitivo: immagini di soggetti in movimento in un contesto reale. Questo nuovo mezzo d’intrattenimento offre alle masse popolari uno spettacolo economico, più semplice da por tare in giro rispetto alle produzioni teatrali, nuovo rispetto ai precedenti mezzi artistici, come libri fotografici o lanterne magiche, che raffigurano immagini statiche o movimenti stilizzati.
L’occhio umano
La prima regola da comprendere per realizzare un mezzo complesso come il cinema è quella secondo cui l’occhio umano percepisce il movimento quando guarda una serie di immagini in successione ad una velocità di almeno 16 fotogrammi al secondo.
Un secondo requisito fondamentale che è sottoposto all’esistenza del cinema è la possibilità di proiettare le immagini su una superficie: le lanterne magiche non permetto una riproduzione tanto veloce da creare l’illusione del movimento.
In terzo luogo, dev’essere possibile riprendere le immagini in rapida successione, prima di proiettarle.
La quarta condizione richiede che le immagini siano impressionate su una base flessibile, che possa scorrere velocemente in una macchina da presa e un proiettore.
L’ultimo ostacolo da superare, infine, consiste nell’escogitare un meccanismo intermittente che permetta alla pellicola di scorrere a scatti, perché se le immagini fossero state proiettate senza interruzioni, sarebbero risultate confuse.