L’apartheid in Sudafrica: una storia di segregazione
Un sistema di vera e propria segregazione razziale chiamato apartheid fu istituito dal governo del Sudafrica nel lontano 1948, dividendo così la nazione in linee razziali, politiche ed economiche per tantissimi anni.
Origini dell’apartheid in Sudafrica
Questo fenomeno ha avuto radici risalente alle politiche di discriminazione razziale che furono perpetrate dai colonizzatori europei nel XIX secolo. Fu però soltanto nel 1948 che il Partito Nazionale vinse le elezioni in Sudafrica ed implemento tale sistema discriminatorio.
Questo sistema di segregazione razziale comportava ampi privilegi per gli Afrikaner bianchi ed invece relegava la maggior parte della popolazione di colore a una condizione disumana che comportava un’inferiorità sociale, economica e politica.
Resistenze della popolazione locale in Sudafrica
Questa politica incontrò però ampie resistenze da parte della popolazione soggiogata: negli anni ’50 e ’60, ci furono due personaggi fondamentali per la storia del paese, ovvero Nelson Mandela e Oliver Tambo, che guidarono il movimento anti-apartheid, combattendo dunque per ottenere l’uguaglianza e la giustizia che spettava al loro popolo.
Questo moto rivoluzionario, anche grazie a pressioni internazionali, ebbe il suo culmine nel 1990, quando Mandela fu liberato dalla sua prigionia e nelle successive elezioni democratiche del 1994, le prime per il Paese che videro il primo presidente di colore eletto e costui fu proprio Nelson Mandela.
Effetti dell’apartheid nel Sudafrica odierno
Però non tutto è bene quel che finisce bene, in quanto l’apartheid ha lasciato evidenti cicatrici nella cultura popolare: infatti, c’è ancora una vasta disuguaglianza nei redditi e nell’accesso ai servizi pubblici, inoltre molte scuole sono ancora divise secondo le differenze razziali ed economiche dei propri studenti.
Di Luca Vece