Bansky e il Natale del consumismo
Nel dicembre 2019 Bansky, celebre street artist dall’identità sconosciuta, rappresentò nella cittadina inglese di Birmingham, sotto forma di murales vivente, una denuncia sociale di enorme impatto. Nell’opera, la panchina su cui dorme un senzatetto si trasforma in una slitta, con due renne dipinte sul muretto adiacente che, idealmente, dovrebbero trainarla verso il cielo. Ciò può e deve farci riflettere.
I valori del Natale al giorno d’oggi
Spesso ci si dimentica dei veri valori del Natale, primo tra tutti la solidarietà; mentre, al giorno d’oggi, il 25 dicembre non è altro che un giorno in cui scambiarsi regali dall’animo anonimo, come se ormai fosse un’imposizione sociale da adempiere. Soprattutto con l’avvento dei mass media, che fungono da catalizzatore per l’acquisto di prodotti specificatamente pensati ed ideati allo scopo di essere regalati durante tale festività, la situazione è ben presto degenerata essendo ormai assuefatti al consumismo natalizio odierno. L’atto di donare è ora quasi vissuto come un disturbo, una “tassa” da dover pagare per restare in buoni rapporti sociali con il prossimo, anziché assolvere la vera funzione di dono che dovrebbe rappresentare secondo lo spirito natalizio: non si dona più per far felice il prossimo senza aspettarsi nulla in cambio, ma invece si tende a regalare un qualcosa per aspettarsi che sia ricambiato da chi l’ha ricevuto, poiché quest’ultimo non agendo verrebbe messo socialmente in cattiva luce. Le aziende del settore, ovviamente, sfruttano a pieno questa ben radicata struttura culturale, realizzando così utili enormi vendendo i loro prodotti.
C’è chi negli ultimi tempi, in difesa delle tradizioni nostrane si scaglia contro quelle “importate” come Halloween, perdendo però di vista il decadimento delle stesse che si prefigge di proteggere. Nei vangeli canonici si racconta come Gesù abbia scacciato i mercanti dal tempio di Gerusalemme, mentre al giorno d’oggi sembra quasi che il “tempio” (inteso come società moderna) abbia l’unica funzione di accoglierli.
Purtroppo, probabilmente, si è già passato il punto di non ritorno e bisognerebbe anche accettare che questa tradizione millenaria abbia nel tempo perso gran parte dei suoi valori iniziali, cercando comunque di preservare ciò che ne è rimasto di buono in termini solidaristici.
Di Luca Vece