A fine marzo, alcuni studenti del triennio del “Besta Gloriosi” andranno in viaggio di istruzione in Spagna, precisamente a Barcellona. Ecco la storia e le tradizioni della città. Secondo la leggenda, a fondare la città di Barcellona fu il cartaginese Amilcare Barca, padre di Annibale. In realtà l’esistenza di una Barcellona punica non si è mai potuta provare ,così come sembra non avere molto più fondamento la nascita e l’immediato sviluppo di un insediamento greco nelle immediate vicinanze della città. È probabile che i primi abitanti di Barcino fondata intorno al 300 a.C., fossero delle genti di origine ibera.
Nel 219 a.C., durante la seconda guerra punica, l’abitato iberico venne conquistato dai Romani.
Successivamente, gli stessi Romani riorganizzarono la città come un castrum (un campo militare), situato sul monte Tàber, una collina dove oggi sorgono da una parte il municipio e dall’altra la sede della Generalitat de Catalunya (Plaça de Sant Jaume). La città fu battezzata dai Romani con il nome di Colonia Iulia Augusta Faventia Paterna Barcino. L’organizzazione antica delle strade è ancora visibile nelle cartine del centro storico e nelle mura romane rimaste in piedi. Si ritiene che Barcino avesse anche un anfiteatro, probabilmente ubicato nei pressi della Basilica di Santa Maria del Mar.
- Nel V secolo, la città fu poi conquistata dai Visigoti, che ne fecero la propria provvisoria capitale. A questi seguirono dapprima i Mori (nell’VIII secolo) e poi i Franchi, guidati da Ludovico il Pio (nell’anno 801). Questi ultimi ne fecero la capitale della contea di Barcellona. Fu poi saccheggiata dal hajibomayyade Almanzor nel 985.
A partire dal X secolo Barcellona visse un lungo periodo di prosperità che continuò anche quando, nel 1137, per un gioco di alleanze, il conte divenne re di Aragona, e la città il centro più rappresentativo del reame e capitale del Principato di Catalogna. Barcellona divenne uno dei maggiori porti del Mar Mediterraneo (i suoi mercanti e armatori rivaleggiavano con i genovesi, con i quali erano in essere trattati commerciali e di navigazione fin dal XII secolo); il centro si arricchì di sontuosi edifici gotici e, tra il XIII e il XIV secolo, due nuove cinte murarie ne fortificarono il cuore medievale.
Nel XV secolo, la città entrò in un periodo di decadenza che si protrasse nei secoli successivi.[3] L’unione personale con il regno di Castiglia, iniziata con il matrimonio tra Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia nel tardo Quattrocento, segnò il declino economico della Catalogna, i cui cittadini furono esclusi dal commercio con l’America ormai scoperta. Nel 1717, a seguito della sconfitta subita contro le forze del primo dei Borboni di Spagna, re Filippo V, la Catalogna perse l’indipendenza politica.
Con l’apertura del Canale di Suez, Barcellona tornò ad essere un importante città portuale.[3] L’industrializzazione dell’Ottocento proseguì per tutto il Novecento risollevando l’economia, e la città tornò a essere un importante centro commerciale, politico e culturale. Testimoni ne sono le due Esposizioni Universali organizzate nel 1888 e nel 1929. Nella seconda metà del XIX secolo il progetto di abbattere le antiche mura medievali fece spazio a l’Estensione (in catalano Eixample) che allargò i confini della città fino a inglobare i paesini della vicina periferia. Fu il caso di Gràcia, Sarrià, Horta, Sant Gervasi de Cassoles, Les Corts, Sants, Sant Andreu de Palomar e Sant Martí de Provençals.
Durante la guerra civile Barcellona si schierò dalla parte della Repubblica. Più precisamente, il forte e radicato movimento anarchico della città diede impulso a massicce collettivizzazioni e a diffuse esperienze di autogestione nell’industria e nei servizi pubblici. Durante la guerra, la città fu bombardata in diverse occasioni principalmente dall’Aviazione Legionaria italiana, ma anche dalla Legione Condor, nazista, al servizio del generale Franco. Ci furono 385 bombardamenti, i quali causarono 2.750 morti. La città fu occupata il 26 gennaio 1939 dall’Esercito franchista. Il regime abolì le istituzioni politiche autonome e vietò l’uso della lingua catalana. Durante i 36 anni della dittatura, Barcellona visse un periodo di trasformazione sociale e culturale. La forte immigrazione (essenzialmente dal sud della Spagna) iniettò nel substrato cittadino un gran numero di abitanti di lingua spagnola, riducendo l’impatto del catalano. Il 14 aprile del 1943 fu fondato il Museo di storia di Barcellona dallo storico Agustí Duran y Sanpere.
Alla fine degli anni settanta, il ritorno della democrazia portò anche un recupero dell’identità politico-culturale catalana. Nel 1986 la Spagna entrò a far parte dell’Unione Europea. Barcellona cominciò un nuovo sviluppo culturale e urbanistico che l’ha trasformata nella moderna metropoli del presente. I Giochi Olimpici, organizzati nel 1992, contribuirono molto allo sviluppo del capoluogo catalano. Negli anni che vanno dalla designazione olimpica nel 1986 al 1992, Barcellona si trasformò radicalmente, rinnovandosi, ampliandosi e promuovendo la sua immagine ovunque nel mondo.
Nel 1987 un’autobomba dei separatisti baschi dell’ETA esplose all’Hipercor e uccise 21 persone. Il 17 agosto 2017, circa alle ore 17:00, la città di Barcellona è stata teatro di un attacco terroristico rivendicato dall’Stato Islamico: un furgone guidato da un jihadista si lanciò contro i pedoni su La Rambla, uccidendo 14 persone sul momento e ferendone oltre 100, una dei quali morì in seguito portando così a 15 il totale delle vittime dell’attentato (oltre al terrorista); altri attacchi si verificarono in altre località della Catalogna. Il Primo Ministro della Spagna, Mariano Rajoy, definì l’attentato un “attacco Jihādista” e l’Amaq News Agency ne attribuì la responsabilità, seppur indiretta, allo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS).
di Alessandra Noschese