L’8 Febbraio si è celebrata la giornata del safer internet day. Questa giornata è stata organizzata dalle professoresse Gerardina Di Cunzolo e Gerardina Gonnella. Durante questa giornata abbiamo avuto la possibilità di avere due ospiti della polizia di Stato, Giuseppe Fedele e Moscato Giovanni.
Abbiamo iniziato questa giornata visionando un monologo di Paola Cortellesi, con sottofondo la canzone di Marco Mengoni “Guerriero”. Durante il monologo abbiamo potuto ascoltare come Paola Cortellesi racconta la storia di un bambino, Giancarlo Catino, e di tutta la sua vita fino ad arrivare al primo liceo. Racconta di come tutti lo insultavano, lo prendevano in giro in qualsiasi modo possibile facendogli credere, all’inizio, che fosse divertente tutto quello che gli dicevano ma andando avanti capì che non era poi così divertente.
“Un giorno andai nella palestra del mio liceo, andai davanti al mio compagno più “potente”, lo abbracciai. Avevo vinto io!”
Bullismo e cyberbullismo: cosa significano
Possiamo parlare di bullismo quando ci troviamo di fronte ad una relazione di abuso di potere in cui avvengono dei comportamenti di prepotenza in modo ripetuto nel tempo, tra ragazzi non di pari forza, dove chi subisce non è in grado, purtroppo, di difendersi da solo e non riesce a chiedere aiuto a qualcuno di più grande.
Come è ormai chiaro, il cyberbullismo rappresenta una forma di bullismo che avviene tramite Internet sotto forma di offese, minacce e molestie. Entrambi i comportamenti (bullismo e cyberbullismo) si sviluppano attraverso una serie di azioni ripetute nel corso del tempo.
Polizia di Stato, parla Giuseppe Fedele
Dopo aver visionato il monologo di Paola Cortellesi, Giuseppe Fedele parla del video e dice quello che pensa.
“Moltissimi ragazzi con il bullismo o cyberbullismo, spesso anche con qualcosa di insignificante come ad esempio nascondere una matitia, un astuccio, sono degli scherzi innocenti no? però arriverà il momento in cui si trasformeranno in qualcosa di peggio, e i ragazzi non riescono a trovare una via d’uscita, perché hanno magari paura di parlarne con un adulto e spesso, appunto, non avendo una via d’uscita, decidono di farla finita e morire”.
Successivamente Giuseppe Fedele parla di tutto quello che è un reato, partendo dalle più piccole cose, un reato di solito comprende ogni azione od omissione umana, vietata dalla legge penale e sanzionata con una pena irrogata dall’Autorità Giudiziaria.
Ragazze del Besta raccontano la loro orribile esperienza
Due ragazze raccontano un’esperienza di stalking, che purtroppo è una cosa quotidiana che succede molte volte in tutto il mondo.
“Questa cosa è successa tramite social, tramite instagram. Un profilo falso ha iniziato a scriverci e a spargere voci su di noi non vere, all’inizio diciamo che non ci siamo preoccupate più di tanto, ma dopo un po’ di messaggi dove alcuni dicevano “ora sei nel corridoio del secondo piano” abbiamo iniziato ad avere paura e sapeva qualsiasi mossa che facevamo”.
Fortunatamante hanno avuto il coraggio di andare da un adulto, o comunque qualcuno più grande di loro, e sono riuscite a parlare della vicenda e poi successivamente a prendere un appuntamento con la polizia postale. Questo coraggio purtroppo non lo hanno molte persone e appunto alcuni ragazzi e ragazze arrivano alla morte.
Carolina Picchio: la tragica storia
Carolina Picchio una ragazzina di soli 14 anni si è suicidata per colpa di un video caricato dai suoi amici durante una festa che lei avrebbe definito “normale” ma purtroppo senza i genitori si sfugge un po’ dalla responsabilità e dall’attenzione.
“Avevo bevuto un po’ troppo e sono svenuta e i miei amici, vedendomi in quello stato, invece di chiamare mio padre o di accompagnarmi a casa, hanno fatto finta di avere un rapporto sessuale con me mentre io ero incoscente, mi hanno spogliata e purtroppo non si sono limitati solo a questo…hanno filmato tutto con un cellulare. La mattina dopo mi svegliai non ricordando nulla, ma bastò accendere il telefono e vedere tutto quello che avevano fatto e che avevano pubblicato su ogni social, tutti iniziarono a insultarmi e a definirmi “puttana” e in quel momento ho provato una vergogna fortissima….ma come si può essere cosi cattivi?”.
Il padre, Paolo Picchio, in un’intervista definisce la figlia “una ragazza bella, intelligente, sportiva, amante della vita e soprattutto piena di amicizie, le piaceva socializzare con tutti quanti”.
“Purtroppo le parole fanno più male delle botte, cavolo se fanno male…ma io mi chiedo a voi non fanno male? Siete così insensibili?” una frase che scrive Carolina prima di aprire la finestra e buttarsi giù dal terzo piano la notte tra il 4 e il 5 Gennaio 2013 verso le 3, dopo che i carabinieri bussarono alla porta il padre si svegliò e gli chiesero della figlia, lui pensava che stesse dormendo nel suo letto ma quando entrò nella stanza non la vide nel letto, vide solamente la finestra aperta e Carolina purtroppo si era suicidata.
Di Marika Macellaro e Rosangela Fine