Come ogni anno, la pubblicazione dei dati finanziari semestrali di Exor consente di anticipare il risultato della Juventus che uscirà tra qualche settimana. Il 22/23 bianconero chiude con 111 milioni di perdita netta: un deciso miglioramento rispetto al -239 del 21/22 ma pur sempre lontano dall’obiettivo di riequilibrio dei conti. È l’unico dato finanziario del club estrapolabile dal comunicato di Exor, da cui si apprende che la perdita nel secondo semestre ammonta a 81 milioni, da sommare ai 29,5 già dichiarati nel primo semestre 21/22. Il dato è leggermente peggiore delle aspettative. Su queste colonne avevamo ipotizzato un rosso sugli 85 milioni, ma occorrerà come sempre leggere il bilancio per comprendere come il risultato economico (che è la risultante di moltissime componenti) si è realmente formato. Juventus è l’unica partecipata di Exor in perdita in un portafoglio dal risultato complessivo notevolmente positivo (quasi due miliardi di utile) trascinato soprattutto da Stellantis, la società nata dalla fusione di Fiat e Peugeot. Il dato della Juventus può sembrare vistoso ma occorre ricordare che pesa solo per l’1,5% dell’intero capitale investito da Exor. La perdita del club, per quanto poco esaltante, incide davvero poco.
Nuovo aumento di capitale
Nel comunicato, la holding guidata da John Elkann annuncia il riacquisto di azioni (tramite asta pubblica) per 1 miliardo. In finanza, ritirare azioni dal mercato è un metodo alternativo alla distribuzione di dividendi perché una società utilizza liquidità disponibile da consegnare agli azionisti che vogliano monetizzare l’investimento Denota, in molti casi, anche una difficoltà nell’individuare opportunità di investimento vantaggiose che possano migliorare il rendimento del capitale. Nel semestre, gli azionisti Exor beneficiano di un incremento del 22.8% nel valore delle partecipate “battendo” dell’11% il principale indice azionario internazionale. Qualche giorno fa hanno ripreso a circolare voci (subito smentite) di una possibile cessione della Juve. Dalle prestazioni di Exor si evince che – ove ciò avvenisse – non sarebbe certo per bisogno di liquidità della holding né perché la cessione migliorerebbe in misura apprezzabile il risultato di Exor. Il ragionamento che potrebbe guidare una decisione simile avrebbe semmai a che fare con le prospettive di rendimento futuro del club a fronte della liquidità che assorbe. Gli azionisti della Juve hanno sostenuto il club con 700 milioni di aumenti di capitale di cui 450 coperti, pro quota, da Exor. Quasi certamente ce ne sarà un altro, perché la perdita da 111 milioni eroderà quasi del tutto un patrimonio netto sceso a 164 milioni un anno fa. Nonostante lo stop agli investimenti e una riduzione nel costo della rosa (soprattutto grazie alle rinunce ad ingaggi onerosi, come Di Maria e Paredes) difficilmente la Juve ritroverà il pareggio in una stagione che sarà penalizzata dall’azzeramento dei ricavi dalle coppe europee.