EXPO 2030: la sconfitta di Roma

EXPO: la sconfitta di Roma

Una vera e propria debacle quella avvenuta per l’EXPO 2030. Una sconfitta certamente prevedibile, ma non di tali dimensioni: soltanto 17 su 165 delegati votanti hanno espresso la propria preferenza per la capitale italiana, numeri ben lontani dai 119 votanti che hanno optato per Riyad(Arabia Saudita) come paese ospitante dell’Expo 2030; seconda candidata invece Busan(Corea del Sud), con 29 voti.

Ospitare tale evento avrebbe permesso alla città di Roma di ottenere un impatto economico positivo di assoluta rilevanza, quantificabile, come indotto, in oltre 50 miliardi complessivi, i quali avrebbero permesso la nascita di ben 11 mila nuove imprese e la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro.

Che cos’è l’EXPO

EXPO è la più grande esposizione universale del mondo, organizzata e supervisionata dalla BIE (Bureau International des Expositions), un’organizzazione internazionale di cui fanno parte ben 182 stati. È possibile diventare il paese ospitante dell’espozione universale tramite una candidatura che viene poi esaminata dai componenti della BIE e sottoposta a votazione degli stessi delegati.

Le prime esposizioni furono organizzate nelle città di Londra (1851) e di Parigi (1855) e dal quel momento fu deciso di organizzare tali eventi con cadenza quinquennale, con una durata massima degli stessi definita in 6 mesi.

Queste manifestazioni ebbero un ruolo preminente soprattutto durante la seconda metà dell’Ottocento, poiché esse fungevano da vetrine dell’evoluzione in ambito scientifico, tecnologico e culturale, rappresentando anche un’opportunità per le nazioni ospitanti di mettere in mostra i propri tratti caratteristici.

I motivi dietro la disfatta dell’Italia

Sono molteplici le cause che hanno spinto l’Italia verso una disfatta di tali proporzioni. Innanzitutto, il sistema Italia nel suo complesso, ha consolidato nel tempo l’idea per cui il nostro Paese sia strutturalmente incapace nell’organizzazione di programmi di ampio respiro. E che, anche nel caso in cui si riesca a portare a termine quest’ultimi (come avvenuto per Expo 2015, svoltasi a Milano), l’abbia fatto con enormi difficoltà e ritardi; denotando così una storica incapacità di spendere adeguatamente e nei tempi previsti i fondi messi a disposizione dagli enti sovranazionali.

Per di più, sebbene Roma abbia certamente una bellezza intrinseca di spicco, senza eguali nel mondo, riversa purtroppo da decenni in condizioni organizzative alquanto deficitarie e di difficile soluzione immediata, di sicuro incompatibili con l’organizzazione di un evento simile. Inoltre, il sistema istituzionale italiano non è riuscito neppure ad essere coeso e coerente nel portare avanti la candidatura nazionale, poiché da parte di diversi esponenti politici non si è fatto altro che porre la questione su di un piano, appunto, meramente politico ed opportunista, perdendo così il focus principale e risultando inaffidabili agli occhi dei propri partner europei e non.

La mancata assegnazione di Expo 2030 lascia perplessi su più fronti, probabilmente figlia di un atteggiamento culturale deleterio che spinge inesorabilmente verso un declino irreversibile.

Di Luca Vece

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