Al telegiornale, oggigiorno, si parla continuamente di atti di violenza e di crudeltà: la guerra è protagonista fin dall’antichità, senza distinzioni di culture o costumi, del corso delle nostre vite, distruggendole e cambiandole nel profondo. In parti del mondo, migliaia di persone combattono il peso di una sopravvivenza che non dipende da loro, caratterizzata dall’alternarsi di periodi di guerra e di pace che hanno modificato i confini territoriali e politici dei nostri paesi.
I motivi che portano alla guerra sono vari: volontà di espandere il proprio territorio, sete di potere, la difesa di ideologie e stili di vita diversi e opposti. La guerra non guarda in faccia nessuno: spietata, ci rende tutti uguali e schiavi, impauriti del futuro e del presente incerto.
Proprio ora, in questo momento, migliaia di persone innocenti stanno morendo: bambini che non hanno mai conosciuto la felicità e la spensieratezza, ma solo una realtà crudele e brutale come il vento forte che fa cadere tutte le foglie in un attimo. Scappati di casa, rifugiati, immigrati che fuggono con la speranza di trovare un luogo sicuro, sfidando la vita e la morte, spesso rinunciando alle loro cose e persone più care.
A cosa serve la guerra?
A vincere una gara inutile e impari, dove le potenze combattono con armi di distruzione di massa come se fossero giocattoli e continuando a bisticciare, ricattandosi l’uno con l’altro, senza vedere che dietro alle loro spalle ci sono mille richieste supplicanti di aiuto e ultimi respiri. Le guerre sono tutte uguali, ma scoppiano solo per motivi diversi: in Ucraina e in Russia è dal ventiquattro febbraio del duemila ventidue che popoli si scontrano a vicenda per rivendicazioni politiche e territoriali. I deboli perdono e i forti vincono: questa è la regola. Sono nate così organizzazioni come l’ONU e la NATO per non ripetere più gli errori del secolo scorso, per difendere i diritti fondamentali e mantenere la pace, ma alla fine questi errori si ripetono e la storia sembra che non cambia.
La guerra è distruzione, anche se a volte la rivolta è necessaria per difendere se stessi e ribaltare un sistema che ci uccide pian piano. E proprio in quei casi, con l’ascolto, il rispetto della dignità della persona e il buon senso, si può cambiare la storia perché la nostra libertà finisce dove comincia la libertà altrui. Spero solo che l’inutilità della guerra ci possa rendere uomini e donne migliori, con la fiducia che tutte le vittime non siano state vane e che i loro nomi siano sempre ricordati e rispettati in eterno.
Mi auguro, come cantava Fabrizio De André, che da tutto questo dolore e sangue versato si possa ricominciare più uniti e forti insieme, che da tutto ciò possa nascere una società con i giusti ideali e che difenda le diversità e la pace perché “dai diamanti non nasce niente”, ma “dal letame nascono i fior”.