Quali sono le maschere tradizionali?

Ogni anno abbiamo sempre nuove maschere; nuovi costumi, diversi tra loro, ma troveremo sempre quelle persone che saranno vestite come le solite maschere tradizionali che non cambieranno mai e non si dimenticano neanche col passare degli anni. Eccone alcune:

  • Arlecchino

Arlecchino è una famosa maschera bergamasca della commedia dell’arte. Identificato dal suo inconfondibile costume a losanghe colorate, il suo ruolo di solito è quello di un servitore spensierato e allegro, ma anche molto astuto, che agisce per contrastare i piani del suo padrone Pantalone con arguzia e intraprendenza. Queste caratteristiche lo fanno assimilare al ruolo tipico del trickster (truffatore; imbroglione).

  • Sandrone
sandrone

Sandrone (Sandróun in modenese) è la maschera tradizionale della città di Modena. La sua origine rappresenta il contadino del passato, rozzo, ma furbo e scaltro. Ed è il portavoce del popolo più umile e maltrattato, e sempre in cerca di stratagemmi per sbarcare il lunario.

  • Pulcinella

Pulcinella deriva da Puccio d’Aniello, in napoletano Pulecenella, ed è una maschera napoletana della commedia dell’arte. Fu inventata ad Acerra dall’attore Silvio Fiorillo nei primi anni del seicento, però il suo costume fu inventato nell’ottocento da Antonio Petito.

  • Burlamacco

Burlamacco è la maschera del Carnevale di Viareggio e anche mascotte della città. Il suo nome è un richiamo della “burla” carnevalesca. Creata nel 1930 dal pittore futurista e grafico viareggino Uberto Bonetti e la sua compagna Ondina. Dopo la sua prima comparsa questa maschera rimase senza nome per 8 anni e col passare del tempo il Burlamacco si evolve, rimanendo sempre fedele al modello iniziale. Il 21 dicembre 1988 Burlamacco entra, come maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio, al Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma.

  • Farinella

Farinella è la maschera tipica del Carnevale di Putigliano. Il suo nome deriva dal piatto tipoco e simbolo della cucina putigliese: ricavata da orzo e ceci abbrustoliti e ridotti poi in polvere dentro dei piccoli mortai di pietra, ed è un alimento che in passato non manvaca mai sulle tavole contadine.

  • Tartaglia

Tartaglia è una maschera della commedia dell’arte, nata a Genova agli inizi del seicento. Lui è goffo e corpulento, senza baffi né barba e con la testa rasa, prese il nome di Tartaglia dalla balbuzie di cui è afflitto. In origine di un abito e di un mantello verdi con delle strisce gialle, con un ampio collare bianco.

  • Giacometta

Giacometta è il naturale complemento di Gianduja; coraggiosa e pratica come il marito mette con generosità il proprio buon senso a disposizione di chi deve risolvere un problema spinoso. Il prototipo della sua maschera si avvicina a quello di una serva, maliziosa e dal carattere forte ma gentile. Il costume è caratterizzato da una gonna lunga e larga, di ispirazione agli indumenti folkloristici piemontesi, alla quale accompagna una camicia con scialle e un alto copricapo che le serra la chioma.

Di Marika Macellaro

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