Proteste pro-Palestina negli USA: arrestati diversi studenti
Negli USA le proteste universitarie pro-Palestina, iniziate alcune settimane fa nella Columbia University, continuano a travolgere alcune delle università più prestigiose del paese, con lezioni cancellate e strutture universitarie chiuse. Nell’epicentro delle proteste, la Columbia University, si è anche assistito ai primi dei centinaia di arresti dei manifestanti pro-palestinesi effettuati dalla polizia in tutte gli atenei occupati.
Le proteste hanno avuto anche l’effetto di mettere gli studenti gli uni contro gli altri, con studenti filo-palestinesi che chiedono che le loro scuole condannino l’assalto israeliano a Gaza e disinvestano dalle aziende che vendono armi a Israele; mentre alcuni studenti ebrei denunciano che gran parte delle critiche rivolte a Israele hanno virato verso l’antisemitismo, creando un grande disagio per la loro partecipazione alle attività universitarie.
La diffusione delle proteste negli USA
Le mobilitazioni sono aumentate dopo che la rettrice della Columbia University ha chiesto l’azione della polizia per sgombrare un accampamento studentesco, provocando oltre 100 arresti.
Iniziative di solidarietà si sono quindi estese ai campus di tutto il paese, tra cui Yale, Mit di Boston , Tufts, NYU , The New School e University of North Carolina a Chapel Hill.
Si sono registrati arresti anche tra gli studenti di Yale ed un intervento della polizia alla New York University con più di 100 studenti fermati. Intanto, nelle vicinanze di Harvard, i campus Tufts ed Emerson sono teatro di mobilitazioni simili a quelle della Columbia, così come, sulla costa occidentale, accade presso l’Università della California, a Berkeley. Anche a Denver, in Colorado, la polizia antisommossa è intervenuta arrestando circa quaranta manifestanti.
La Columbia University ha inoltre vietato l’ingresso al campus di uno dei leader della protesta, Khymani James, in quanto avrebbe affermato pubblicamente in un comizio che “I sionisti non meritano di vivere“.
In risposta alle proteste studentesche degli ultimi giorni, il segretario americano Antony Blinken ha affermato che le proteste stesse sono “un segno distintivo della democrazia americana“, ma ha sottolineato che gli studenti coinvolti tendono a trascurare i crimini di Hamas.
Agitazione universitarie in Europa
Nelle ultime settimane si è assistito in Europa ad un aumento delle proteste analoghe a quelle statunitensi. L’esempio a noi più vicino è quella della Sapienza, a Roma, dove gli studenti dell’università hanno annunciato un’agitazione permanente fino a quando non incontreranno la rettrice Antonella Polimeni. “Vogliamo discutere democraticamente con la governance della nostra università nel merito degli accordi di collaborazione con università israeliane e con l’industria militare, e richiedere direttamente e pubblicamente, davanti a tutte, la recisione dei suddetti accordi“, scrivono gli universitari romani. Inoltre un folto gruppo di studenti dei collettivi ha partecipato alle manifestazioni del 25 aprile nella capitale e per lunedì 29 è attesa una nuova assemblea.
Altra situazione analoga a quella delle università statunitensi è la protesta degli studenti del prestigioso istituto di studi politici Sciences Po, a Parigi, dove gli studenti sono entrati in azione per bloccare l’ingresso del campus con bidoni della spazzatura, oggetti di legno e metallo e una bicicletta. Circa cinquanta persone sono rimaste nell’edificio durante la notte, sfidando gli ordini del personale dell’Università. Si è inoltre assistito a tensioni tra gli occupanti e una manifestazione pro-israeliana inscenata nel quartiere, con la polizia che ha dovuto intervenire per evitare una escalation.
Anche a Berlino era stato allestito un accampamento da parte dei manifestanti filo-palestinesi che sono però stati sgomberati venerdì dalla polizia. I media locali riferiscono di circa 75 persone arrestate durante lo sgombero e un’altra manifestazione pro-palestinese è attesa a Potsdamer Platz questo sabato mattina.
Di Luca Vece