Colpito reattore di Zaporizhzhia, torna l’incubo nucleare
Domenica 7 Aprile sono stati portati avanti tre diversi attacchi contro il reattore della centrale nucleare della regione di Zaporizhzhia, nella cittadina di Enerhodar, occupata dai russi poco dopo l’inizio dell’invasione due anni fa. In 24 ore infatti l’impianto è stato attaccato da diversi droni, uno dei quali in particolare ha impattato la struttura di contenimento del reattore numero 6, senza per fortuna causare danni critici.
Condizioni dell’impianto nucleare e del reattore in Zaporizhzhia
L’impianto nucleare di Zaporizhzhia è il più grande d’Europa e tra i primi dieci al mondo, quindi un incidente potrebbe avere conseguenze mai viste dall’inizio dell’era nucleare. Fortunatamente i sei reattori sono tutti spenti dall’inizio del conflitto, anche se la centrale non è del tutto offline, e l’Iaea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) ha dichiarato che il proprio team di esperti “…non abbia finora osservato alcun danno strutturale a sistemi, strutture e componenti importanti per la sicurezza nucleare o la protezione dell’impianto…”, scongiurando per ora il rischio disastro nucleare. A conferma di ciò, i funzionari dell’impianto hanno rilasciato dichiarazioni simili a quelli dell’Iaea, affermando che i danni riportati dalla struttura non sono stati gravi e che i livelli di radiazione registrati sono rimasti nella norma.
Scambio di accuse tra Russia e Ucraina
Mosca e Kiev continuano ad accusarsi a vicenda, ma il capo dell’Agenzia atomica internazionale, Rafael Grossi, da voce alla preoccupazione internazionale dichiarando duramente che gli attacchi alla centrale “aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente”. Anche il ministro dagli Esteri, Antonio Tajani, ha fatto sentire la sua preoccupazione per l’accaduto, affermando la necessità di creare una zona franca attorno alla centrale e di “evitare un’altra Chernobyl”.
Dal canto suo Mosca ha denunciato che “la responsabilità degli attacchi“, definiti “terroristici”, e le loro eventuali conseguenze “ricadono interamente sui Paesi che aiutano l’Ucraina“. La risposta dell’Ucraina non si è fatta aspettare, con Kiev che ha rimandato al mittente le accuse: “La Russia sta intensificando una campagna di provocazioni e falsità, fingendo che la minaccia provenga all’Ucraina”.
Di Luca Vece