Le conseguenze economiche e sociali della pandemia da Covid-19 sono state vaste. Uno dei “territori” dove queste conseguenze sono state più profonde è il mercato del lavoro. Per quanto riguarda le remunerazioni dei lavoratori dipendenti, un’analisi assai approfondita a livello mondiale è contenuta in due recenti pubblicazioni dell’International Labour Office.
Il Rapporto ILO 2020-2021 mette in evidenza una tendenza generale alla diminuzione dei salari (nei livelli o nei tassi di crescita) in circa due terzi dei paesi.
L’impatto della crisi da Covid-19 sui salari può essere riassunto nella seguente rappresentazione grafica:
Esaminando la situazione italiana si mette in luce una riduzione totale del monte salari del 7,6% tra il primo e il secondo semestre del 2020 (l’Italia si posiziona circa a metà della classifica, e va rimarcato che la perdita totale nel nostro Paese è stata minore di quanto riscontrato in Francia e nel Regno Unito)
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Nel periodo 1999-2022, sia la produttività del lavoro italiana che i salari reali sono diminuiti, in particolare durante il periodo 2011-19 Nel 2020 sono calati sia la produttività del lavoro che i salari per effetto del rallentamento dell’attività economica dovuto alla pandemia di Covid-19, mentre nel periodo 2021–2022 si registra un leggero recupero della perdita del 2020. Un
‘analisi della produttività per ora lavorata mostra che questa è rimasta superiore alla crescita dei salari per la gran parte del periodo 2005–2022, mentre i salari reali sono diminuiti del 6 per cento.
Il quadro che emerge dal Rapporto 2022-2023 è severo: l’impatto combinato delle crisi degli ultimi tre anni ha avuto un impatto negativo sui salari reali e, mentre la pandemia Covid-19 si va attenuando.
Anche i dati relativi all’Italia evidenziano che i beni e servizi primari sono stati maggiormente intaccati dall’inflazione. Il Grafico mostra la crescita dei prezzi dei prezzi dei beni di prima necessità a partire dal 2021 e con un’impennata nel 2022. Gli incrementi maggiori si sono registrati riguardo ai costi relativi alle spese per alloggi e trasporti che sono stati maggiori rispetto all’andamento generale dell’indice dei prezzi al consumo (IPC), mentre le spese per generi alimentari hanno seguito l’andamento a due cifre dello stesso indice.
Di Maria Giovanna Pia Pompeo